“La famiglia Contarini può vantare il maggior numero di dogi di Venezia, ben otto, quarantaquattro Procuratori di S. Marco, oltre ad altri prestigiosi incarichi”.
Era una famiglia ricca e prospera, questo lo si può vedere considerando il numero e l’importanza dei palazzi che fecero costruire nel quattrocento, specialmente della zona tra il rio di San Trovaso e il Campo dell’Accademia ….
Il palazzo “a la todesca”, detto “Corfù”, fù costruito da ser Piero Contarini, soprannominato «Pinza d’oro», verso la fine del Trecento, mentre i lavori del secondo iniziarono nel 1609 su progetto di Vincenzo Scamozzi e terminarono nel 1630. Il motivo per cui fu unito un edificio del XVII secolo a una casa gotica fu quello di poter usufruire di un maggior numero di sale di ricevimento in modo da avere una continuità, tanto da farne un corpo unico, mantenendo la facciata gotica del vecchio palazzo, mentre quella dell’edificio accanto seguiva i gusti barocchi dell’epoca. Il nome del nuovo palazzo, divenuto uno solo, venne chiamato “Corfù dagli Scrigni”, richiamando gli scrigni rinvenuti nella villa di proprietà della famiglia Contarini a Piazzola sul Brenta.
I palazzi Contarini Corfù e “dagli Scrigni” sono senza dubbio tra gli esempi più belli e grandiosi dell’architettura gotica e seicentesca veneziana.
Nonostante l’edificio trecentesco sia stato rimaneggiato nel XVII secolo da Francesco Smeraldi detto “Fracà”, esso mantiene la sua atmosfera intatta. Purtroppo, poco o niente, rimane all’interno della preziosa collezione Contarini di dipinti che Girolamo Contarini nel 1838 donò alla città di Venezia ed ora conservati nelle sale della Galleria dell’Accademia.
Si intuisce la difficoltà superata dallo Scamozzi per disporre, con evidenti soluzioni di ingegno, la scala ed il cortiletto interno, nel tentativo di armonizzare il volume del vecchio edificio con quello nuovo. Il palazzo comunque rimane una delle costruzioni più riuscite dello Scamozzi ed è importante perché ad essa si ispirarono molti architetti attivi a Venezia nel corso del seicento. Nel 1777 Tommaso Scalfarotto, proto del Magistrato alle Acque, costruì un argine per rinforzare la facciata sul Canal Grande, la quale presentava segni di cedimento dovuti alla sua vetustità. I Contarini rimasero proprietari del palazzo di S. Trovaso fino al 1838, poi fu venduto alla Contessa Matilde Berthold, che ne restaurò l’interno nella metà dell’800. Il palazzo è giunto ai nostri giorni senza sostanziali mutamenti ed è curato e conservato con cura dagli attuali proprietari.
I due stabili ancora uniti venivano successivamente acquistati da Mr Peabody Russel ricco mercante d’arte americano.
Da una lettera dello scrittore Harry James, si venne a sapere che l’intenzione del nuovo acquirente era di demolire i due palazzi per farne un’unica costruzione. Fortunatamente il progetto non fu realizzato e i due edifici ancora uniti, cioè il palazzo Contarini Corfù e dagli Scrigni veniva aquistato dal Conte Riccardo Rocca (emerito avvocato del Regno) al quale fu anche concesso il 24 maggio 1900 il titolo di Conte, trasmissibile ai discendenti con regio decreto dal Re Umberto I e alla sua morte, confermato da Vittorio Emanuele III.
Oggi i due palazzi sono divisi di fatto, sono stati chiusi gran parte dei collegamenti originari, sono indipendenti e serviti da scale autonome.
I palazzi sono delimitati a Nord dal Canal Grande, ad Ovest dal rio di San Trovaso, a Sud dalla calle Corfù, a Est dal palazzo Gambara una volta Mocenigo.
Famiglia ROCCA
Il Conte Riccardo Rocca, alla fine del 1890 comprò i palazzi per il matrimonio del figlio Mario con la ND Moceniga ultima figlia del NH Conte Alvise IV Mocenigo.
Da allora fino al 1940 il palazzo fu meta di illustri personaggi tra i quali i principi Imperiali Carlo I e Otto d’Asburgo, Gabriele D’Annunzio che a più riprese veniva a Venezia per ammirare la bellezza delle due dame veneziane Moceniga Mocenigo Rocca e Annina Morosini, il musicista Mascagni che dedicò a Moceniga una galante frase musicale, Guglielmo Marconi, Aimone e Amedeo (eroe dell’Amba Alagi) Duchi di Savoia Aosta e la famosa attrice francese Réjane, ricordata da una lapide sul muro del palazzo che da sul rio di San Trovaso.
Dal matrimonio di Mario e Moceniga nacquero tre figli: Bianca nel 1902, Riccardo (Bubi) nel 1903 e Giulio nel 1905.
Bianca sposò il Barone Raimondo Franchetti, famoso esploratore e scopritore della Dankalia, il quale sfortunatamente morì in un incidente aereo mentre era in viaggio verso la sua amata Africa.
Riccardo seguì spesso con passione le spedizioni del cognato Raimondo. Morì nel 1935 di una grave malattia.
Giulio divenne ufficiale di marina, partecipò alla seconda guerra mondiale, dal 1943 al 1946 fu fatto prigioniero e recluso in un campo di concentramento in Germania. Aveva sposato Adriana Winspeare Guicciardi, da cui ebbe tre figlie Laura Giulia e Francesca che sono tutt’ora proprietarie e abitatrici di questo palazzo.
Nel 1985 le Loro Altezze Reali i Principi di Galles Carlo e Diana, vollero essere accompagnati sulla torretta (Specola) del Palazzo per ammirare i tetti di Venezia, e visitare un vero, ed abitato, palazzo Veneziano.